venerdì 16 novembre 2007

Gesù e Gesù. Nuove ipotesi su una figura potente


GESU' & GESU'
un ribelle ebreo;
sfidò Roma;
morì su una croce;
e la Chiesa lo trasformò in dio.

Nuove Serie Ipotesi sulla Storia del Cristianesimo

Un nuovo libro appare nel panorama librario in lingua italiana. Si tratta della traduzione di un interessante libro di Daniel T. Unterbrink che ha analizzato a fondo le opere scritte dello storico ebreo del I secolo, Giuseppe Flavio. Due le opere principali dello storico, la Guerra Giudaica e le Antichità Giudaiche, opere fondamentali per comprede la storia di quel tempo.

Nella Guerra Giudaica, che rappresenta la principale fonte storica per gli eventi relativi alla guerra contro Roma, egli sostenne che la rivolta era opera di una piccola banda di Zeloti e non, come generalmente si riteneva, una insurrezione popolare. Descrisse anche gli ultimi giorni della fortezza ebraica di Masada, dove la maggior parte di coloro che la stavano difendendo si suicidò.

Nelle Antichità Giudaiche vi sono dei rapidi accenni a Gesù (il cosiddetto Testimonium Flavianum). Benché questi accenni siano ora considerati da alcuni storici, tra cui E.Schürer e H. Chadwick, in tutto o in parte, delle interpolazioni cristiane, essi garantirono in ogni caso la conservazione del testo greco di Giuseppe da parte della Chiesa cristiana. Questi scritti sono estremamente importanti dal punto di vista storico, poiché contengono preziose notizie relative ai movimenti religiosi del giudaismo ortodosso come gli Esseni, i Farisei, gli Zeloti, ecc.

Proprio da queste analisi storiche, Unterbrink riesce a travare serie tracce che permettono di evidenziare una ipotesi rivoluzionaria: il Gesù cristiano è la trasposizione religiosa di un vero personaggio vissuto ai tempi e che lottò contro i romani. Il suo nome era Giuda il Galileo.

Un libro forte, questo di Unterbrink. E che certamente metterà in discussione le fondamente stesse del cristianesimo. Ma un libro che deve essere letto con mente aperta.

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Presentazione dell’edizione italiana

La copertina di questo libro potrà suscitare curiosità, confusione, se non addirittura sconcerto. Su di essa campeggia infatti l’enigmatico titolo Gesù e Gesù, seguito dall’altrettanto equivoco accostamento di due volti, uno dei quali è il ritratto “classico” del Cristo. Tutta quest’ambiguità, tanto voluta quanto apparente, tuttavia, viene subito chiarita dal sottotitolo: “Un ribelle ebreo; sfidò Roma: morì su una croce; e la chiesa lo trasformò in un dio”.

In questo modo, si precisa immediatamente l’ambito in cui si colloca la presente ricerca storica, vale a dire il filone revisionista legato alle origini del Cristianesimo. Negli ultimi anni, in effetti, si è assistito a un’impennata senza precedenti dei prodotti editoriali dedicati a Gesù, favorita innegabilmente dal grande successo de Il Codice da Vinci di Dan Brown, nel quale l’autore assembla miti e teorie più o meno verificate e verificabili, dando vita a un’ambientazione misteriosa e certamente adatta a un romanzo.

Il libro di Daniel T. Unterbrink è, all’opposto, un non-romanzo. Gesù e Gesù è una ricerca spiccatamente e dichiaratamente storica. Lungi dal proporre una delle tante e consuete “vie alternative” a cavallo tra realtà e leggenda, l’autore sottopone all’attenzione dei lettori un’ipotesi che, pur inserendosi nel solco delle teorie formulate già da tempo dai ricercatori e dai critici del Cristianesimo, presenta una novità pressoché assoluta, vale a dire gli elementi a supporto. Non si tratta, infatti, solo di “ipotesi razionali”, ma di vere e proprie analisi storiografiche e testuali, basate su opere note e documentate, benché fino a oggi mai utilizzate per un siffatto lavoro di comparazione.

Secondo l’ipotesi proposta da Unterbrink, la figura di Gesù altro non è che il prodotto finale della “rielaborazione” in chiave mistica di un personaggio realmente vissuto, vale a dire un patriota giudeo che, nel tentativo di opporsi all’occupazione romana della Palestina, tra il 6 e il 19 d.C. capeggiò un movimento di resistenza fortemente legato alle tradizioni giudaiche, pagando alla fine il suo ardire con la morte per crocifissione.

Il senso, dunque, è chiaro. Ci sono due Gesù: da un lato quello storico, in carne e ossa, il ribelle che osò sfidare Roma pagando a prezzo della vita; dall’altro, invece, il Gesù dei Vangeli e della Chiesa, il “figlio di Dio” inviato dal cielo a redimere l’umanità e che in questa veste è giunto fino a noi. Ebbene, secondo l’ipotesi dell’autore, il Gesù della Chiesa non è altro che una rivisitazione in chiave spirituale del vero Gesù in carne e ossa, di quel patriota che tentò sì di instaurare il “Regno dei Cieli”, ma solo nel senso di un ritorno a una nazione giudaica libera da ogni dominio straniero e sottomessa all’unico, vero “Signore”: il Dio di Mosé.

È fuor di dubbio che l’autore sta formulando un’ipotesi, come tale soggetta a critiche e contestazioni del tutto lecite. Qualsiasi giudizio, tuttavia, non potrà non tenere conto della grande novità di questo lavoro, vale a dire che l’ipotesi di Unterbrink è basata su fatti e documenti storici. Come tale, essa si inserisce nel filone del revisionismo storico, secondo il quale è necessario considerare Gesù in una prospettiva nuova, vale a dire come figura storica reale, concreta, ma del tutto diversa da quella che la Chiesa e il Cristianesimo ci hanno presentato per quasi duemila anni. Non più, dunque, un’acritica accettazione del Figlio di Dio dei Vangeli, ma neppure una sua totale negazione come mito o “invenzione” della chiesa primitiva; piuttosto, si fa strada l’ipotesi secondo cui l’identità di Gesù coinciderebbe in realtà con quella di un altro personaggio storico, del tutto umano, che il tempo e il mito hanno gradualmente ammantato di una veste divina. Unterbrink giunge a questa conclusione facendo ricorso a una metodologia da “storico”, vale a dire utilizzando le fonti a disposizione e tralasciando del tutto le idee preconcette, l’agiografia e i contesti storici non verificabili. Le fonti sono citate, i passi riportati, i riferimenti sempre chiari, là, a disposizione di chiunque.

Come detto in precedenza, secondo Unterbrink questo “Gesù storico” altri non sarebbe che un patriota giudeo vissuto nel I secolo d.C. Ebbene, l’analisi dei testi storici dell’epoca consente all’autore di dare un nome a questo patriota: si chiamava Giuda il Galileo: un nome che, non c’è dubbio, alla mente dei più richiamerà subito Giuda Iscariota, l’apostolo che tradì Gesù. Ma non è così. È necessario, quindi, che il lettore dimentichi Giuda il traditore e concentri la propria attenzione su Giuda il Galileo: il rabbi, il patriota, il ribelle che sfidò il potere di Roma, nel tentativo di liberare la Giudea dall’oppressione straniera.

Non si tratta di un approccio nuovo, in particolare in Italia, dove già altri studiosi hanno ipotizzato che Gesù fosse in realtà un rivoluzionario, finito sulla croce per mano dei Romani e successivamente mitizzato e trasformato in dio dai suoi seguaci fino a dare vita a una vera e propria religione, professata nel suo nome da una nuova chiesa e dal relativo clero. Vogliamo qui ricordare, in particolare, l’ipotesi secondo la quale Gesù altri non era che Giovanni di Gamala (figlio del “nostro” Giuda il Galileo), accennata da David Donnini in Nuove Ipotesi su Gesù (Macroedizioni, 2004) e proposta con forza da Luigi Cascioli nel suo libro La Favola di Cristo (2002, presso l’autore). Il limite di quest’ipotesi, tuttavia, sta nel fatto che non esistono testimonianze storiche dirette dell’esistenza di Giovanni di Gamala.

L’esistenza di Giuda il Galileo, al contrario, è assai ben documentata nelle opere dello storico giudeo Giuseppe Flavio, sulla base delle quali Unterbrink coglie molte sorprendenti analogie tra Giuda e, appunto, Gesù. A rendere plausibile l’ipotesi che Giuda e Gesù fossero la stessa persona, tuttavia, non sono solo queste analogie, ma anche una curiosa differenza, che non è sfuggita all’attenzione dell’autore. Unterbrink ha infatti notato che, pur parlando in maniera particolareggiata di Giuda il Galileo, nelle proprie opere Giuseppe Flavio non accenna né alle ragioni né all’epoca della sua morte; di contro, questo storico non spende nemmeno una parola riguardo alla vita e agli atti di Gesù, eppure parla della sua crocifissione per mano di Pilato.

Ora, la maggior parte degli studiosi ha sempre dubitato dell’autenticità del passo di Giuseppe Flavio che parla di Gesù e Unterbrink è concorde nel ritenere che si tratti di un falso, inserito da una mano cristiana all’inizio del IV secolo. Egli, però, va oltre e afferma che quel passo sia stato forgiato ad arte non solo per creare una “prova” della storicità di Gesù, ma anche e soprattutto per sostituire il brano in cui Giuseppe Flavio avrebbe parlato della morte di Giuda il Galileo. Il silenzio di Giuseppe Flavio riguardo alla morte di Giuda, peraltro, appare ancora più strano se si considera che, di contro, lo storico giudeo documenta la crocifissione di due dei figli di Giuda (Giacomo e Simone, nel 45-47 d.C.), la lapidazione di un altro figlio o nipote, Menahem (che aveva fatto il suo ingresso in Gerusalemme, alla maniera di Gesù, nel 66 d.C.) e il suicidio di un nipote di Giuda, Eleazar, in occasione dell’assedio di Masada del 73. Appare quindi incomprensibile che Giuseppe Flavio possa avere “dimenticato” la morte di Giuda il Galileo.

La conclusione di Unterbrink è una vera e propria bomba: “Gesù” altro non era che un soprannome, un titolo di Giuda il Galileo. Dopo che la leggenda cristiana ebbe trasformato il patriota Giuda nel “figlio di Dio” Gesù, la chiesa degli albori fece di tutto per scindere quest’ultimo dal suo vero passato.

Perché si tratta di un’ipotesi cosi esplosiva? Come mai, per l’ortodossia cristiana, tutto questo costituirebbe un vero e proprio terremoto, in grado di scuotere fin dalle fondamenta l’intero edificio del Cristianesimo? La risposta è semplice: perché ipotizzare che Gesù di Nazareth e Giuda il Galileo fossero la stessa persona significa che, quando i Vangeli e gli Atti degli Apostoli parlano di Gesù, in realtà fanno riferimento a eventi accaduti una generazione prima di quanto la cronologia tradizionale abbia sempre sostenuto e che tutto è stato spostato in avanti di due decenni abbondanti proprio nel tentativo di evitare ogni sovrapposizione tra Giuda e Gesù: un autentico “scandalo” per la dottrina della Chiesa, secondo cui la Bibbia è verità ispirata da Dio e, come tale, non può contenere errori.

Proprio sul versante storico, tuttavia, appare indiscutibile che riportare Gesù (vale a dire Giuda il Galileo) all’epoca in cui sarebbe realmente vissuto rende finalmente possibile mettere a confronto le vicende della primitiva comunità cristiana (così come le presenta la Chiesa) e i resoconti storici di Giuseppe Flavio. Il risultato è sorprendente. L’eroe del cristianesimo tradizionale, San Paolo, stando al ritratto che ce ne danno lo stesso Giuseppe e altri scritti antichi, diventa un impostore e l’introduzione ad hoc del personaggio di Giuda Iscariota da parte degli autori dei Vangeli appare come il tentativo di fare ricadere le colpe di Paolo sulle spalle di un apostolo giudeo e, quindi, dell’intero popolo ebraico.

L’ipotesi di Unterbrink è suffragata da una serie di elementi che accomunano Giuda il Galileo e Gesù di Nazareth, primo tra tutti la fondazione di un nuovo movimento. Giuda, infatti, diede vita a una nuova “filosofia”, denominata da Giuseppe Flavio “Quarta Filosofia”; allo stesso modo, la Bibbia attribuisce a Gesù la fondazione del Cristianesimo (anche se in realtà il Cristianesimo odierno è un prodotto degli insegnamenti di Paolo).

Questo, tuttavia, non è che uno dei tanti esempi delle “somiglianze” che legano Gesù a Giuda il Galileo. Nell’Appendice 1, Unterbrink elenca numerosi altri punti di contatto, dimostrando che le affinità tra i due personaggi sono a dir poco notevoli e che il movimento guidato da Giuda era molto simile alla chiesa degli albori: una relazione che, fino a oggi, nessuno aveva mai adeguatamente approfondito e che non può lasciare indifferenti i leader delle chiese cristiane.

Gesù e Gesù è, in ultima analisi, un tentativo di rispondere in modo logico a un interrogativo tanto difficile quanto legittimo: chi era il Gesù storico? Il nostro scopo ‑come anche quello dell’autore‑ non è convincere a tutti i costi il lettore che Giuda il Galileo e Gesù di Nazareth fossero la stessa persona, bensì consentirgli di rivisitare, attraverso una lente diversa e originale, la figura di Gesù, quella di Paolo e la storia della chiesa primitiva.

Anche non concordando con l’ipotesi di Unterbrink, la sua ricerca non potrà che essere fonte di benefici per tutti gli appassionati e gli studiosi di mente aperta.

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Gesù & Gesù non è un testo di facile lettura, in quanto dà per scontata la conoscenza di alcune nozioni fondamentali, in particolare:

· la composizione della Bibbia e, in particolare, il contenuto, gli autori e la data di composizione dei libri del Nuovo Testamento;

· il quadro storico-politico della Giudea all’epoca in cui visse Giuda il Galileo (I secolo a.C.-I secolo d.C.);

· la persona e le opere di Giuseppe Flavio.

Nell’Introduzione che segue, vengono presentate in sintesi tutte le informazioni necessarie perché anche il neofita e il semplice appassionato, curiosi di conoscere l’ipotesi di Unterbrink ma poco o male informati riguardo al contesto biblico e storico nella quale essa si colloca, siano messi in condizione di accostarsi alla lettura di questo libro.